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Economia circolare nel borgo

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perché è ipocrita condannare la Guerra




Sgomento e disprezzo per colui che dichiara guerra alla conquista di un territorio. Siamo nel 2022 e i fantasmi della guerra sono lontani, per noi popoli civilizzati, che ogni mattina ci alziamo e facciamo colazione al bar con brioches e cappuccino.


Siamo molto distratti, siamo persone davvero molto distratte dalla nostra quotidianità per renderci conto che le guerre nel mondo non sono mai smesse è solo che sono lontane e se non ne parlasse il telegiornale, non sarebbero “di moda”.


Se dalla tua comoda postazione digiti “Guerre nel mondo su google” ti rendi conto che qualcosa ci sta sfuggendo. Ci sono conflitti che durano da anni, persone che muoiono di fame, deportate, ammazzate da armi (molte delle quali prodotti in Italia e in tutti i paesi che sono contro la guerra) La nostra economia di produzione e vendita di armi ci posiziona entro i primi dieci al mondo per fatturato.

E’ un'ottima notizia il PIL ma non per chi muore a causa di questo. Mentre un coltello da cucina è un’arma solo se lo uso male, un fucile non posso usarlo in altro modo se non per togliere la vita. Quindi tutte le nazioni che oggi stanno giudicando questa guerra, e non le altre che fanno meno notizia da telegiornale, sono complici e colpevoli di tutto questo. Creare le condizioni perché questo accada ci rende complici. Inoltre non mi sembra di vedere “scuole di pace” e di rispetto così attive in Italia, esistono ma non mi pare siano così incisive. Perché in fondo il PIL è quello che determina il benessere di una nazione e non il fatto di essere complici di queste situazioni. Questa è la prima riflessione che voglio fare con voi oggi e prendere le distanze da tutti i perbenisti e benpensanti che fanno finta di non vedere in che mondo stiamo vivendo.


Altra considerazione per me molto importante è la considerazione dei CONFINI, della patria, della nazione.

Dal Feudalesimo alla nascita della Nazioni come oggi le conosciamo, uniti da un’unica lingua, tradizioni e cultura. Forse vi sembra che l’Italia abbia lo stesso linguaggio, cultura, tradizioni da nord a sud? Tutto questo serve solo a definire un possedimento, utile per regolare gli spostamenti di merci e persone, per definire tasse, dazi, gabelle, e tutto quello che rende più o meno fortunato un territorio (per es. presenza di minerali, giacimenti, ecc.). Animali e piante migrano, cambiano di nazione e vivono molto bene a seconda di dove ci siano le condizioni ottimali per farlo. Lo spiega molto chiaramente Mancuso ne “la nazione delle piante” . Anche noi un tempo, secoli fa, migravamo per trovare questo habitat ideale, condizionati dalle ere che cambiavano il clima. Ma oggi siamo noi che comandiamo la natura e comandiamo la vita delle persone che non possono più migrare per stare meglio ma solo se hanno la capacità economica per farlo. Quindi alla fine di tutto la guerra, la vita, la morte delle persone dipendono solo dai soldi, ma non da quelli che abbiamo in tasca ma da interessi macroscopici che noi intuiamo senza comprendere davvero. Le guerre non sono più una conquista di nuovi confini, o l’unione di popolazioni di una stessa radice, ma sono solamente un gioco di potere. La nostra economia Italiana dipende dal Gas, abbiamo siglato un accordo con la Russia per la fornitura di gas ed abbiamo creato tutti i nostri strumenti (casa, lavoro, cucina, produzione) a gas, sapendo che noi non lo produciamo e che lo compriamo da una nazione notoriamente suscettibile e incline al conflitto. E oggi che ci indignamo e prendiamo posizione su quanto succede (noi inteso noi Governo Italiano) lo facciamo per un mero calcolo economico e su una statistica di successo che è a dir poco un azzardo. In questi decenni abbiamo sempre escluso l’uso di altre fonti energetiche (se non la stupida e deprecabile idea di passare al nucleare, con una memoria storica degna di un pesciolino rosso … 8 secondi) ma abbiamo mantenuto questo legame con un aguzzino che di tanto in tanto minacciava la chiusura dei gasdotti (nella mia vita ricordo almeno 8 inverni con questa ricorsività).


Ma se non ci fossero confini, come sarebbe la nostra vita? Ma se non ci fossero gli eserciti come sarebbe la nostra pace? forse sarebbe naturale e forse potremmo insegnare alle persone a parlare e confrontarsi. I soldi spesi in armamenti sfamerebbero tutte le persone che nel mondo muoiono di fame.


Su wikipedia mi ha sempre colpito questo testo che riporto decontestualizzato per non rischiare di creare dei preconcetti e quindi vorrei riportare il testo per lasciare a tutti voi la facoltà di meditare sul senso di queste parole.



Ci sono persone che non riconoscono gli stati, perciò non possono riconoscere alcuna frontiera. Inoltre considerano tutti gli uomini (indipendentemente dal loro sesso, razza, lingua e cultura) non soltanto pari, ma anche fraterni. Sono per una solidarietà che non può essere delimitata da una linea geografica. Anche gli individualisti, che pensano talvolta che i rapporti umani debbano essere guidati dall'egoismo, pensano che l'individuo debba potersi muovere e rapportare liberamente e, sebbene sia separato da tutti gli altri da una linea naturale, non può fermarsi di fronte a una frontiera istituzionale.



Occorre una visione circolare e profonda, senza dover essere degli esperti di politica internazionale, ma abbiamo un palese conflitto morale e di interesse in tutte le guerre.


Siamo sicuri di essere noi i buoni?

Gli americani sono riusciti a far credere, grazie ai film western, che gli indiani erano il nemico da combattere, giusto per citare un caso in cui lo stato che si definisce “pacificatore” e possiede il più grande esercito del mondo e non il più grande gruppo di comunicatori e moderatori.


Buone riflessioni a tutti.


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