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Economia circolare nel borgo

  • Simona Marchesi

Buone pratiche per una comunicazione più umana

In Scienze delle comunicazioni, comunicare è trasmettere un'informazione tramite un segnale , emesso da un canale, mandato da un sistema promotore a uno recettore; ammettiamolo, è tutta una questione audiovisiva nell’epoca odierna.


Dovremmo usare tutti e 5 i nostri sensi per una comunicazione bidirezionale col mondo esterno al nostro corpo.

Al giorno d’oggi siamo i destinatari monodirezionali di comunicazioni, che siano esse di qualsivoglia natura (informativa, pubblicitaria, intrattenimento… ), che ne bombardano esclusivamente 2: l’udito e la vista.

In un prossimo articolo vi esporremo dei modi per attenuare un po’ il peso, che queste parti del nostro corpo, ogni giorno, subiscono.

Nel frattempo, oggi, vorrei porre al centro della vostra attenzione la comunicazione stessa, quella che coinvolge tutti i nostri sensi e anche i nostri sentimenti, al fine di renderla migliore e più etica.


Accomuniamoci, dunque.

L’ accomunamento è uno dei significati della parola comunicazione, per la precisione ”una comunicazione scambievole di tutto il Nostro”, conforme a quella così celebre legge Amicorum communia omnia” come scriveva Segneri.*


Comunicare è entrare in contatto con qualcuno, connettersi, collegarsi o meglio, è trasmettere ad altro o ad altri; rendere partecipe di un contenuto mentale o spirituale, di uno stato d’animo in quello che dovrebbe essere un rapporto privilegiato e interattivo.


Privilegiato nella capacità di indirizzare la nostra comunicazione verso qualcuno in particolare.

Interattivo perché scegliendo un linguaggio non violento saremo capaci di coinvolgere empaticamente il nostro interlocutore.


Modificando il nostro linguaggio le nostre parole saranno ascoltate con più probabilità e le parti si sentiranno libere di esprimere pacificamente la propria opinione.


Quando ciò non accade manca comprensione trai soggetti,che si sentono inevitabilmente attaccati e prevale il voler aver ragione sull’altro; perché il concetto acquisisce importanza soprattutto per la maniera nella quale viene esposta.


Non è comune trovare persone capaci di relazionarsi istituendo dipendenza, partecipazione e comprensione (unilaterali o reciproche) poiché si è perso il linguaggio naturale dell’essere umano.

Ogni giorno siamo abituati ad essere soggettivi con l’altro, non lasciando spazio all’opinione altrui.

Imparando a comunicare in maniera oggettiva, il dialogo risulta libero dall’ influenza del nostro pensiero, che spesso rende la comunicazione vincolata, quasi imposta o costretta nel prendere una posizione a favore o contro di noi.


Per molti comunicare è un piacere e un dovere, eppure, continua ad esserci una sensazione di insoddisfazione nelle nostre relazioni con gli altri.


Usando in un discorso, o con noi stessi, la comune frase “Non ci capiscono” vengono colpevolizzati gli altri a non capirci, trasformando questi nell’ avversario, nel cattivo di turno.

Cambiando il nostro linguaggio, faccio un esempio, esprimendo la frase in questa maniera: “Non ci sentiamo capiti”, inevitabilmente, non ricade su nessuno la colpa; anzi, cambiando le parole cambiano le nostre emozioni e siamo portati a chiederci perché non riusciamo a farci capire, di conseguenza trasformeremo il nostro modo di porci con gli altri, nell’ intento di non provare questa sensazione di frustrazione e incomprensione.


Per esprimere una nostra considerazione, oltre a cercare di essere il più oggettivi possibile, sarebbe meglio evitare parole che possano giudicare o etichettare l’oggetto della nostra discussione, lasciando la libertà all’altro di esprimere ancora una volta liberamente la propria. Siamo tutti diversi, ed essere “soggettivi” con gli altri ci porta a ledere la loro libertà d’espressione.


Ognuno di noi ha bisogni diversi, nessuno sbagliato, solo diversi, a volte in contrasto con i nostri.


Immedesimandosi con gli altri, ci si rende conto che l’obiettivo di tutti è cercare solo un pò di serenità; considerando che “il mondo è bello perchè vario”, conosceremo milioni di modi diversi per raggiungerla, e tante volte il concetto stesso di serenità sarà agli antipodi col nostro.

Sta a noi essere capaci di accettare questa cosa e non ledere nessuno, sapendo al contempo schermare noi stessi dalla volontà inconscia degli altri di lederci, dando buon esempio che si può vivere più sereni, che il modo c’è.


Quando parliamo con una persona che tende a prevalere in un discorso, magari esitiamo, per paura di esporci ed esprimere un concetto sbagliato.

Vorremmo sentirci inclusi, in questo caso buona pratica è chiedere, senza pretendere, con benevolenza naturale, col cuore. Ascoltiamo i bisogni, comprendiamone la natura, ricordiamo che esprimere le proprie necessità essendo chiari senza dare ordini o minacciare renderà tutto più facile.

Per raggiungere sicurezza in noi stessi, chiarezza nelle nostre emozioni e indipendenza nelle nostre relazioni affettive mai dovremmo dire agli altri quello che vogliamo che facciano. Con una corretta comunicazione, seguendo le buone pratiche per comunicare in maniera sana saranno loro spontaneamente ad agire liberamente per aiutarci a sanare le nostre necessità.


Ci aspettiamo una comunicazione più umana, che sia anche etica, la quale in maniera sana possa esprimere concetti e sviluppare relazioni interpersonali comprendendo appieno quali siano i doveri morali verso se stessi e verso gli altri e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane.



*Segneri: Insieme a Redi nel 1600 collaborò alla stesura della terza edizione del Vocabolario della Crusca e conseguentemente venne nominato accademico della Crusca.

Citazione tratta da:(Opere del padre Paolo Segneri, 1845 Torino precisamente pagina 57) per un link digitale:


Box Autrice

Simona Marchesi​

Conseguo il diploma di Ragioneria nel 2014. Dopo cinque anni di lavoro subordinato, in vari settori, chiudo alle mie spalle la porta del conformismo lavorativo per partire verso nuovi orizzonti. In tre anni, viaggiando per l’Europa come lavoratrice stagionale in agricoltura, lascio che la natura torni a ispirare la mia vita; cercando di riconnettere alla mia mente il mio corpo. Scrittura, lettura, disegno, progettazione, costruzione e comunicazione sono la mia passione, lo studio e la tanta curiosità mi aiutano a tenermi sempre attiva sul fronte. Villaggio Saggio mi da l’opportunità di confrontarmi con un pubblico Saggio, osservarne le reazioni, discutere insieme argomenti da diversi punti di vista e crescere, grazie al rapporto con una comunità ancora più grande (per la prima volta per me, digitale). Sarà un’ ardua sfida, forse la più grande, quella di creare insieme a voi una community.







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