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Economia circolare nel borgo

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Coltivazioni Alternative Collettive




Negli ultimi anni sempre più giovani scoprono una nuova passione per l’agricoltura. Ci sono molti bandi per i giovani che vogliono aprire o subentrare in un’azienda agricola e altri per donne imprenditrici. [link

Nonostante ciò sembra che l’agricoltura (come professione) non possa più garantire la sostenibilità. Ho avuto occasione di recente di confrontarmi con diverse persone che si occupano di agricoltura a vari livelli e che raccontano un’estrema difficoltà nel sostenere questo tipo di progetto, sia di vita che di lavoro, in maniera produttiva. 

Ma noi di villaggio saggio non ci siamo arresi ed abbiamo voluto documentare quello che oggi è possibile fare in città come in campagna (o nei piccoli comuni “metropolitani”) 

A fianco al panorama degli imprenditori agricoli e delle cooperative di agricoltori, abbiamo deciso di prendere in considerazione quelle realtà “alternative” e praticabili come Comunità.

Quando pensiamo all’agricoltura ci immaginiamo campi di grano, granturco, girasole che riempiono campi e colline fino a perdersi a vista d’occhio. 

Nonostante sia tutto molto bucolico e riempie i nostri occhi di colori e profumi non è altrettanto utile per la nostra autosufficienza locale e soprattutto per la nostra economia circolare locale. 

La prima riflessione che mi è venuta è che queste distese di coltivato servono alla grande distribuzione per produrre per lo più alimenti “industriali” e raramente ricadono sul territorio circostante (salvo qualche produttore bio che produce farine per panificare  o per produrre farinacei di qualità. In questi casi è fondamentale controllare la filiera agricola perché, specialmente nel mondo dei grani da macinare, molta produzione oltre a provenire dai paesi dell’est è anche ricca di sostanze estranee alla nostra alimentazione. 


Food forest

Facendo una prima ricerca mi sono imbattuto in un gruppo facebook molto interessante ma anche una filosofia di produzione “saggia” sto parlando Food Forest.

L’idea è molto semplice: La food forest è la foresta edibile, ovvero la creazione di un sistema dove tutti i livelli sono pieni di piante multifunzione, laddove non si tratta di specie edibili hanno altri scopi, o di arricchimento del suolo e dell’ecosistema o di ulteriore utilità alle persone.

Alla foresta non serve concime e non serve un terreno arato per produrre frutti. L’attività di food forest è un sistema che (paradossalmente) l’uomo ricrea per rendere i cicli stagionali di produzione alimentare più vicini al modello proposto dalla natura.

Questo tipo di attività mi ha colpito molto in quanto già da tempo mi occupo di orti sinergici (che partono da un principio molto simile) ma l’idea di una foresta (altro progetto di Villaggio Saggio e “pallino” personale di chi sta scrivendo) mi ha conquistato già dal nome.

Dal portale Italia che cambia sono risalito ad un articolo dello scorso anno che mi sembra interessante come approfondimento sul tema. 




Orto sinergico


Non si può parlare di agricoltura sinergica senza parlare della sua ideatrice, la spagnola Emilia Hazelip (1937 – 2003) creatrice di questo metodo ispirandosi ai principi dell’agricoltura del non fare di Masanobu Fukuoka (“La rivoluzione del filo di paglia”)  e della permacultura di Bill Mollison (“Introduzione alla permacultura”).


Qualcosa di magico succede quando si fa un orto sinergico. 

Avete mai sentito il detto “la legna ti scalda 3 volte: quando la tagli, quando la trasporti e quando la bruci”?

L’orto sinergico fa qualcosa di simile:

  1. creare un orto sinergico è spesso un esercizio collettivo di preparazione dei “bancali” (che sono dei cumulo di terra rialzata per agevolarne l’accesso e aumentare anche l’esposizione della superficie oltre che permettere la “sinergia” (appunto) tra le piante che stanno alla base e quelle che stanno sopra.

  2. poi c’è la scelta degli abbinamenti da fare

  3. e infine c’è l’osservazione di come la natura segua il suo corso nonostante noi cerchiamo di addomesticarla. Infatti il concetto è quello che dopo aver fatto i nostri abbinamenti e combinazioni si lascino “andare in cima” alcune delle piante dell’orto per permettere ai semi di cadere dove meglio attecchiscono e non dove noi vogliamo che stiano.


Le similitudini con il Food forest sono diverse.

  1. il terreno non va rivangato ogni anno ma deve formare uno strato soffice e formare spesso dei “filari” o (molto bello) anche una spirale (simbolo di energia ed anche elemento urbanistico molto interessante quando prenderà vita)

  2. il terreno va protetto da uno strato di paglia che permette un doppio effetto: evitare l’evaporazione dell’acqua e il dilavamento del terreno.

  3. l’irrigazione viene fatta con un sistema a goccia, quindi (se abbinato ad un sistema di recupero delle acque molto parsimonioso)

  4. le piante sono sinergiche e quindi quelle utili ad azotare la terra sono messe sui lati (come l’aglio per es.) mentre in cima ci sono altre piante che traggono giovamento. Oltre a questo viene fatta una selezione di piante che moltiplicano la loro produttività se affiancate.

  5. un’altro aspetto importante è la presenza (oltre che degli ortaggi) di fiori che attirano le api che sono la base dell’impollinazione

  6. infine come in un bosco si lascia cadere i semi per rendere il tutto un’esperienza del tutto naturale e semplice. 

dal secondo anno inizia la vera esperienza di agricoltura sinergica e occorre considerare che l’orto lavora (come la natura) tutto l’anno. In questo modo possiamo davvero capire la stagionalità della produzione agricola. 

Alcuni link utili per documentarsi meglio





Permacultura

Come detto nell’introduzione del capitolo prima, la permacultura è la mamma dell’agricoltura sinergica.

La Permacultura è la creazione di un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico progettato appositamente

La Permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.

La parola “permacultura” è stata creata da Bill Mollison e da David Holmgren a metà degli anni ‘70 per descrivere un sistema integrato ed evolutivo di specie vegetali ed animali perenne o auto-perpetuante, ed utile all’uomo. 

Puoi trovare il libro di Bill tradotto in italiano su Amazone il gruppo italiano su facebook per confrontare idee e progetti.

Una riflessione su questi due sistemi di coltivazione: occorre sicuramente disporre di un “fazzoletto” di terra ma non si immagini una superficie eccessiva, a volte bastano pochi metri quadri per una prima sostenibilità familiare.






Orto rialzato

Se invece volete divertirvi a fare qualcosa di creativo e che risolve l’annosa questione “…la terra è bassa”. 

Questo signore francesce ha creato un progetto molto interessante per creare delle strutture in legno che alzano il terreno in modo da non doversi più piegare per lavorarlo. 

Nella sua semplicità ha trovato un’alternativa decorativa e funzionale che applica a diverse tipologie di agricoltura compresa quella intensiva.

Difficile applicare i principi dell’orto sinergico ma è possibile ugualmente lavorare in permacultura o similare.



Orto in cassetta

Quando vivi in città o in appartamento non è sempre facile pensare “in grande” e la buona volontà non basta. 

Qualche anno fa, non avendo terreno fuori casa ed abitando al piano terra con un “bellissimo” cortile di cemento ho sperimentato questa attività che mi ha permesso di produrre una piccola quantità di ortaggi.

Prendendo delle cassette di plastica della frutta dal mercato rionale e rivestendole di un telo plastificato e forato sul fondo, ho potuto creare una serie di cassette (mobili) in cui ho coltivato pomodori, melanzane, insalata e altro ancora. 

Per essere un villaggio saggio non occorre sempre essere un imprenditore agricolo.

Orto Urbano

A milano abbiamo scoperto https://orto-urbano.com/ e ci ha colpito la semplicità di proposta ed accessibilità. Unico dubbio è che si propongono come “orto da balcone” ma è necessario avere balconi molto capienti. Progetto divertente da cui prendere spunto per realizzare altrettanto in spazi comuni o nei cortili di scuole e aziende in città. Mobile, su ruote, modulare fa proprio della semplicità la sua formula vincente.


idroponica

Oltre a segnalare questo gruppo facebook

Sul tema dell’idroponica vorrei puntare l’attenzione sul fatto che l’idroponica nasce dalla necessità di coltivare anche dove c’è assenza di terreno. 

Ecco una guida che spiega le differenze e le particolarità

Acquaponica

Un sistema che unisce l’idroponica all’allevamento di pesci. I pesci ossigenano l’acqua in cui sono immerse le radici delle piante. In un sistema ideale e su scala produttiva posso avere entrambe le produzioni (pesce e verdura). Un sistema ottimale permette non solo una produzione combinata ma anche una produzione a km 0 per ristoranti o comunità che possono produrre e consumare nello stesso luogo. 




Progetti Cittadini

Un gruppo di progettisti danesi http://www.humanhabitat.dk/ ha pensato che lo spazio (specialmente in città) fosse davvero un problema a cui dare una risposta ed hanno creato un progetto che ha dimostrato che a volte è necessario guardare il problema da una prospettiva diversa.

L’idea è quella di verticalizzare e concentrare la produzione in un sistema controllato e protetto dalle intemperie che produce anche l’energia per lavorare e recupera le acque necessarie.

Tutto il progetto viene costruito intorno ad un container per spedizioni navali. In questo caso iniziamo ad introdurre alcuni concetti importanti per villaggio Saggio, ovvero la cooperazione nella produzione agricola in un quartiere di una città.

Secondo i progettisti può produrre 6 tonnellate di frutta e verdura in un anno.





Orto robotizzato

Ho trovato questo progetto interessante ma ha colpito la mia attenzione più dal punto di vista didattico che da quello agricolo. Mi sembra un progetto che raccoglie molte capacità tecniche oltre che agricole e che sa mettere in luce la possibilità di dare un senso alla robotica (che ammetto non essere in cima alla lista delle mie preferenze personali). La prima domanda che mi sono fatto è sulla dimensione: per un orto così piccolo ci vuole un sistema robotizzato?

Ma ribadisco che vale la pena approfondire perchè nasce come progetto open source e quindi apre lo sviluppo di nuove implementazioni collettive e collaborative 


Ortiamo 

Dalle Marche ci arriva un progetto sulla produzione agricola che ci porta in una prospettiva diversa, un progetta a cui partecipare (giusto per non reinventare la ruota ogni volta) e che porta un legame tra le aziende agricole e il consumatore finale senza passare dalla filiera della grande distribuzione con maggior soddisfazione per tutti. 

In pratica si tratta di un orto “on demand” in cui puoi, oltre che nominarlo, scegliere come e cosa coltivare, quali abbinamenti fare, quanto spazio avere a disposizione ecc. L’azienda agricola lavora per te e tu ti occupi solo della raccolta o puoi scegliere la consegna a domicilio. Ecco perché è importante dare diffusione al progetto per renderlo efficace e capillare.




Villaggio Saggio e l’agricoltura.

Un pensiero finale, dopo questa carrellata di soluzioni, per un villaggio saggio consiste nella creazione di soluzioni locali e adatte al territorio che trovino un equilibrio di produzione e consumo a km 0. 

Nella nostra pagina “agricoltura” [link] spieghiamo come poter sviluppare un progetto agricolo condiviso partendo proprio dall’acquisto dei terreni che circondano i nostri borghi, paesi e villaggi. 

La creazione di una cooperativa locale di produzione agricola permette al paese stesso di sentirsi parte di procedimento che è la base della nostra vita: l’alimentazione. Favorendo anche l’utilizzo saggio del suolo e la produzione di elementi “collaterali” come l’apicoltura e la riforestazione.

Per gli ambiti più urbani pensiamo sia importante passare prima di tutto da un ripensamento del tessuto urbano, rivedendo le zone accessibili alle auto e aumentando gli spazi.

In un quartiere, per es. si potrebbero mantenere le arterie principali ed eliminare i parcheggi nelle vie secondarie lasciando solo la carreggiata per un’auto e il resto trasformandolo in marciapiede ricco di alberi da frutto e zone comuni per una serie di produzioni orticole e aromatiche (per es.) 

L’agricoltura è un elemento importante per il Villaggio Saggio dove vivi e pensiamo sia utile costruire insieme dei percorsi di condivisione attiva. 

Contattaci per creare un progetto nella tua città.

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