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Economia circolare nel borgo

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Ridurre la plastica? Sì, grazie ai mezzi pubblici!




Articolo in collaborazione con aBetterPlace

Il grande nemico dell’ambiente: la plastica

Tutti noi, ogni giorno, entriamo in contatto con una materia plastica almeno una volta – più probabilmente due, tre, quattro volte, volendo essere ottimisti. L’abbiamo impiegata sempre di più con il passare degli anni e, nonostante la sua pessima reputazione, tenderemo a fare lo stesso (forse anche di più) nel prossimo futuro.

Funzionale, duttile e a basso prezzo, l’utilizzo della plastica è aumentato di venti volte negli ultimi 50 anni e ci si aspetta che raddoppi ancora nei prossimi 20. La produzione mondiale è passata dai 15 milioni di tonnellate del 1964, agli oltre 310 milioni del 2014.

A preoccuparci non sono solo i numeri relativi a quanta plastica produciamo – tenuto conto che anche la produzione stessa ha un impatto ambientale –, ma anche e soprattutto il dato che ci dice dove si conclude il ciclo di vita della plastica: dei 6300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti nel 2015, il 12% è stato incenerito, il 79% è stato accumulato nelle discariche o nell’ambiente naturale e solo il 9% è stato riciclato. Questo significa che su 8,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotte dagli anni ’50 in poi, 6,3 miliardi è stato buttato in natura.






Le conseguenze ambientali dovute all’eccessivo consumo di plastica e al suo smaltimento sono disastrose e interessano aria, suolo, fiumi, laghi e mari: nessuno escluso.

Abbiamo estremo bisogno di ripensare al futuro della plastica. Se non possiamo farne a meno, possiamo per lo meno impegnarci nel limitare il danno ambientale?






Riciclare la plastica: cosa ci dice la Behavioral Economics

Cosa fare con un rifiuto in plastica (dove, quando e come buttarlo) è una decisione che tutti noi prendiamo, con più o meno consapevolezza. Per nostra fortuna, la presa di decisione è l’oggetto di studio della Behavioral Economics che, anche in questo caso, può aiutarci nell’arduo compito di dare una spiegazione al processo di decision-making sottostante al comportamento di smaltimento della plastica.

Le nostre decisioni non sono perfettamente razionali e, nel momento in cui dobbiamo scegliere dove conferire un rifiuto plastico, possiamo essere tratti in inganno da alcune trappole mentali. Vediamo come.

  1. Riciclare la plastica usata ha un alto costo della risposta; richiede, cioè, impegno di energie fisiche e cognitive che diminuiscono la probabilità che quel comportamento venga effettivamente messo in atto.

  2. Il riciclo dei rifiuti e della plastica è anche una questione di norme sociali. Per effetto del conformity bias, conosciuto anche come pressione sociale, tendiamo a conformare il nostro comportamento con quello delle persone che ci stanno attorno: più i membri del gruppo di appartenenza conferiscono la plastica nell’apposito raccoglitore, più saremo spinti a fare lo stesso.

  3. Perché impegnarsi attivamente nel cercare il giusto raccoglitore e differenziare la plastica se non ne traiamo alcun vantaggio immediato? Sappiamo, infatti, che gli esseri umani faticano a mettere in atto un comportamento – anche se positivo – quando le conseguenze della loro azione sono ritardate nel tempo e, per questo, invisibili nell’immediato (hyperbolic discounting).

Come fare, quindi, per aumentare le percentuali di riciclo della plastica a favore della salvaguardia dell’ambiente?




Cosa ha fatto la Behavioral Economics

Con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento ambientale e limitare lo spreco di plastica, molte sono le città nel mondo che oramai accettano bottiglie di plastica come metodo di pagamento per acquistare biglietti del trasporto pubblico.

A Pechino per ogni bottiglia di plastica conferita nell’apposito raccoglitore i passeggeri ricevono un credito tra i 5 e i 15 centesimi da usare per l’acquisto di biglietti del sistema metropolitano.

A Surabaya, invece, un biglietto dell’autobus di 2 ore costa da 10 bicchieri di plastica fino a 5 bottiglie di plastica, a seconda delle loro dimensioni. Ogni autobus arriva a raccogliere fino a 250kg di plastica al giorno.

Nella città di Roma questo intervento ha preso il nome di “+Ricicli +Viaggi” ottenendo, anche qui, risultati molto positivi: in soli otto mesi sono state riciclate 3,2 milioni di bottiglie di plastica. Nella capitale l’iniziativa ha riscosso un successo tale da meritarsi l’estensione anche ai mercati rionali: 100 bottiglie conferite nella macchinetta mangia-plastica danno diritto ad 1 euro di sconto sulla spesa al mercato.

Tutte le bottiglie raccolte verranno riciclate e torneranno ad essere bottiglie ma, nel frattempo, il beneficio per la persona è immediato e quantificabile e questo, a sua volta, mitiga il costo della risposta necessario per la messa in atto del comportamento. Per di più, iniziative di questo tipo hanno l’effetto “collaterale” di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici, a discapito di quelli privati; solo questo, di per sé, ha un enorme impatto ambientale.

La morale è che non importa in quale parte del mondo viviamo, la plastica ci troverà sempre. Progettare interventi che spingano le persone a riciclarla correttamente è un buon modo per non farci cogliere impreparati.



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