top of page
Elaborazione ver3000.png

Economia circolare nel borgo

  • scrivi0

Che cos’è la moda sostenibile e come possiamo aiutare l’ambiente con i nostri acquisti

L’industria della moda è considerata una delle più inquinanti al mondo, subito dopo l’industria petrolifera, ed è sempre più chiaro come sia necessario un cambiamento radicale, che parte dalla “moda sostenibile”.

Perchè si parla sempre di più di moda sostenibile? Con la diffusione della fast fashion, l’impatto della moda sull’ambiente ha avuto un incremento notevole negli ultimi decenni. Secondo i dati infatti, dal 1960 al 2015 c’è stata un’impennata dei rifiuti tessili, arrivando ad un aumento dell’ 811%.

Questo aumento è dovuto principalmente al fatto che prima esistevano solo due stagioni nella moda, ovvero primavera/estate e autunno/inverno. Adesso invece non ci sono più limiti di stagione: in un anno ci sono 52 settimane e così (soprattutto per i brand low cost) ci sono 52 stagioni per la moda.

Ma quali sono i danni che porta questo nuovo sistema?

Le conseguenze del nuovo sistema moda sono tantissime. A causa della fast fashion i consumatori tendono a fare acquisti in modo massivo e talvolta inconsapevole (quante volte ci siamo trovati ad acquistare capi senza un reale interesse, per poi lasciarli chiusi nell’armadio per mesi?), generando un quantitativo sempre maggiore di rifiuti tessili. 

E per quanto riguarda i brand?

La richiesta smisurata di capi d’abbigliamento ha portato le aziende a produrre i propri prodotti in Paesi sottosviluppati, avvalendosi principalmente di forza lavoro femminile e sfruttando il lavoro minorile, sottopagando i lavoratori e costringendoli a turni sfiancanti in strutture fatiscenti e non a norma per quanto riguarda sicurezza e igiene.

Ma non è finita qui. 

Pensiamo anche alla produzione delle fibre tessili: per produrre il cotone è necessario l’impiego del 2,5% delle terre arabili del pianeta e bisogna impiegare grandi quantità di acqua, pesticidi ed energia, mentre le fibre sintetiche sono composte da plastiche che non si degradano, e che ad ogni lavaggio rilasciano piccole quantità di microplastica nell’acqua.

Se volete diventare ancora più consapevoli di quanto sia inquinante il settore della moda, utilizzate lo strumento di farfetch.com per misurare l’impatto ambientale.

Alla luce dei danni che il settore della fast fashion sta portando al nostro pianeta e ai suoi abitanti è chiaro come sia necessario un cambiamento radicale, che parte dalla moda sostenibile.

Che cos’è la moda sostenibile?

La moda sostenibile è un processo di promozione del cambiamento del sistema moda verso una maggiore integrità ecologica e giustizia sociale.

Il cambiamento cercato da questo tipo di movimento non si applica solo al settore della moda, ma si rivolge all’intero sistema.

Gli obiettivi infatti sono:

  1. Aumentare il valore della produzione e dei prodotti locali

  2. Prolungare il ciclo di vita dei materiali

  3. Aumentare il valore dei capi di abbigliamento

  4. Diminuire la quantità di rifiuti

  5. Ridurre i danni all’ambiente creati dalla produzione e dal consumo

  6. Educare le persone a praticare un consumo rispettoso dell’ambiente.

Alla moda sostenibile, si affiancano i concetti di:

I brand amano la moda sostenibile

Fortunatamente sono tanti i brand che stanno sposando il concetto di moda sostenibile, sia per quanto riguarda il settore fast fashion che quello del luxury e dei brand di alta moda.

Patagonia ad esempio è famosa nel mondo per essere uno dei brand più ecofriendly esistenti e adesso è affiancato da grandi nomi come Stella Mc Cartney, Armani, Gucci, Ermenegildo Zegna, Timberland e tantissimi altri. Questi designer si sono resi conto che è necessario rallentare e hanno sentito l’urgenza di fare qualcosa per il pianeta, creando collezioni sostenibili. Per quanto riguarda la fast fashion H&M e Zara sono in prima linea con le loro collezioni Conscious verso un futuro della moda più sostenibile.

Cosa possiamo fare noi per essere più sostenibili nella scelta dei capi da indossare?

Ovviamente non sono qui per dirvi da quali brand acquistare, ma nel nostro piccolo ognuno di noi può fare qualcosa per scegliere con più cura ed attenzione dove acquistare i propri capi.

Innanzitutto, il consiglio principale è quello di scegliere capi in fibre naturali provenienti da coltivazioni biologiche e sostenibili (vedremo tra poco come fare).

Le fibre naturali e biologiche non danno fastidio alla pelle e sono vitali per le economie di molti paesi in via di sviluppo, come mezzi di sostentamento dei piccoli agricoltori e lavoratori dal basso reddito mentre i tessuti sintetici come abbiamo detto in precedenza sono prodotti dannosi per la salute e per l’ambiente.  

Occhio al prezzo dei capi che acquistiamo

Prima di acquistare capi a prezzi bassissimi, dovremo fermarci a pensare che stiamo acquistando prodotti di scarsa qualità, destinati a rovinarsi in fretta.

Inoltre il basso prezzo dei capi è spesso sinonimo dello sfruttamento della forza lavoro. Meglio, dunque, una scelta più consapevole riguardo gli indumenti da acquistare.

La provenienza

Preferite sempre capi provenienti dai paesi europei, ancor meglio se sono made in Italy e soprattutto preferite gli acquisti in negozio.

Consiglio Bonus: Se proprio non potete fare a meno dello shopping online, ordinate da quei negozi che utilizzano imballaggi riciclabili e compensano le emissioni di carbonio per gli ordini effettuati (es Zalando)

Favorire la micro imprenditoria locale

Cosa c’è di più sostenibile che acquistare a km 0? Questo è possibile anche nel settore della moda. Affidandoci ad una sartoria della nostra città possiamo scegliere (o far scegliere da una persona esperta) il tessuto migliore per le nostre necessità e far creare un capo su misura per noi. In una sartoria possiamo anche portare a riparare tutti quegli abiti che sono scuciti o leggermente rovinati, ma che una volta sistemati possono avere ancora una lunga vita.

Laviamo correttamente i capi che acquistiamo

Per essere sicuri di non rovinare prima del tempo i vostri vestiti, utilizzateli e soprattutto lavateli seguendo le indicazioni presenti sul capo stesso.

Insomma, tutti questi consigli possono essere riassunti in una sola frase: leggete bene l’etichetta!

Leggiamo l’etichetta: le certificazioni

Come sapere se i nostri abiti sono effettivamente realizzati con fibre tessili da produzioni sostenibili? Queste sono alcune delle certificazioni da cercare quando acquistiamo i nostri capi:

GOTS (Global Organic Textile Standard):

Si tratta dello standard internazionale più alto con cui vengono riconosciuti i tessuti realizzati con fibre naturali provenienti da agricolture biologiche

Global Recycled Standard:

è una certificazione che premia i prodotti realizzati con materiali da riciclo, nel rispetto di criteri ambientali e sociali (non solo per quanto riguarda i tessuti ma anche per tutte le fasi della produzione)

Cradle to Cradle:

Letteralmente “dalla culla alla culla”. È la certificazione data a tutti quei prodotti realizzati preservando e valorizzando i cicli biologici della natura e i suoi ecosistemi, in modo da essere compatibili con l’ambiente e da promuovere l’economia circolare.

Econyl:

Caratterizza il nyon riciclato, recuperato da discariche, mari ecc. e rigenerato. Il Nylon Econyl può essere riutilizzato e riciclato all’infinito

Organic 100 content standard:

Garantisce la provenienza da agricoltura biologica delle fibre tessili e principalmente del cotone biologico

Lenzing Ecovero:

è una certificazione caratteristica della viscosa, garantisce che le fibre di viscosa provengano da fonti di legno certificate (legno sostenibile FSC e PEFC)

FSC:

Questa certificazione promuove la gestione sostenibile di piantagioni e foreste e garantisce che le fibre di tessuto provengano da coltivazioni sostenibili a livello economico, ambientale e sociale.

Peta Approved – Vegan:

Certifica che quello che stiamo indossando è cruelty free, ovvero che non è stato realizzato con prodotti di origine animale.

Leather Working Group:

Ese proprio non potete rinunciare alla pelle, assicuratevi che abbia la certificazione Leather Working Group, che garantisce una produzione ecologica ed etica.

Stop alla fast fashion

Oltre a guardare bene l’etichetta, una delle altre cose fondamentali da fare è abbandonare il concetto di moda usa e getta. Acquistiamo solo quello che ci è davvero necessario e prendiamoci cura dei nostri abiti.

Insomma, torniamo alle origini: la manica di una maglia è scucita? Aggiustiamola! E se non siamo in grado, affidiamoci ad una sartoria. Un abito è troppo stretto per essere indossato? Regaliamolo, vendiamolo o, ancora meglio, scambiamolo!

Negli ultimi anni lo scambio di vestiti (swap in inglese) è diventato un vero e proprio trend e in ogni città c’è almeno un’associazione che organizza giornate in cui cambiare il proprio guardaroba in modo economico e divertente (a Milano per esempio c’è Swap In The City)

Capi Vintage, Pre-Owned e Pre-Loved

Oltre a scambiare o regalare i nostri abiti, un’altra cosa da fare per evitare lo spreco è acquistare in mercatini vintage e dell’usato, o addirittura spulciare negli armadi dei nostri genitori o nonni per trovare qualche chicca direttamente dal passato.

Inoltre, come per lo scambio di vestiti, esistono tantissimi negozi e siti che favoriscono la vendita di capi pre-owned, ovvero usati, per permettergli una seconda vita che non sia nel cassonetto dei rifiuti

(Altro consiglio, sempre sulla pagina di farfetch.com per la misurazione dell’impatto ambientale c’è anche un calcolatore dedicato ai consumi risparmiati grazie alla scelta di capi pre-owned)

Per finire, nella mia ricerca su quali sono i capi da scegliere per avere un guardaroba sostenibile, mi sono imbattuta in un termine che non avevo mai sentito, ma che racchiude la filosofia del prendersi cura dei propri abiti: pre-loved, o in italiano pre-amati.

Si tratta di capi usati e venduti ad un prezzo decisamente più basso rispetto a quanto costerebbero nuovi. In sostanza un capo pre-loved è esattamente come un capo pre-owned, di seconda mano, ma con una piccola sfumatura: è un capo di cui il precedente proprietario si è preso cura, consegnandolo al futuro proprietario praticamente come nuovo.

E se proprio un capo non è più utilizzabile non buttatelo nella spazzatura, ma riciclate il tessuto! Nelle città ci sono i contenitori gialli per i tessuti, oppure potete optare per il ritiro a domicilio, ma potete anche donare vecchi maglioni e tessuti come il pile ai canili e ai gattili per farli diventare coperte e ripari per gli animali.

18 visualizzazioni
bottom of page