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Economia circolare nel borgo

  • Simona Marchesi

C’è ancora etica nella comunicazione?

Il concetto di comunicazione etica e di etica della comunicazione, andando al di là di quelli che sono i rapporti interpersonali, dovrebbero essere di fondamento nell’ambito dell’informazione.


Avendo già affrontato il tema di una comunicazione più sana e non violenta, che lasci libertà di espressione al nostro interlocutore, per instaurare una comunicazione bidirezionale; ci concentriamo, oggi, sulla comunicazione monodirezionale che ogni giorno attraverso l’informazione verbale delle radio, della televisione, dei podcast e a quella visiva dei social, dei giornali e dei libri sono per noi fonti attendibili di ciò che è cultura generale e contemporanea.


Nel nostro quotidiano, sembra esserci in noi una fame di contenuti d’informazione come mai in passato. Questi possono essere frivoli volti all’intrattenimento e al divertimento, come più profondi e culturali che ci informano di ciò che succede nel mondo, per restare costantemente aggiornati.


In passato eravamo raggiunti dall’informazione grazie ai “passaparola”, informazioni tramandate di persona in persona ogni qualvolta accadeva qualcosa degno di nota.

Successivamente sono arrivati i giornali e i libri, e ogni scritto veniva metodicamente sottoposto a un’attenta analisi. Quello che veniva scritto era prodotto sulla base di studi, o libri, andando a confutare le fonti, a intervistare i diretti interessati, spesso politici e professionisti che contribuivano ad informare la popolazione degli avvenimenti importanti del Paese e delle scoperte che interessavano le nostre vite.


Finchè i mezzi d’informazione ci davano tempo di elaborare le notizie, diffondendo comunicazioni con tempi più lunghi di pubblicazione (pensiamo al periodico settimanale per es,) era per noi possibile confrontarci con gli altri e plasmare un nostro pensiero sull’argomento, permettendo alla notizia di entrare nella propria vita anche solo per una settimana, prima che venisse surclassata dallo scoop della settimana successiva.


Con la diffusione della televisione, nelle case degli italiani, abbiamo cercato di riempire

l’intera giornata di notizie e informazioni, per dare modo alle persone di sapere molte più cose; le abbiamo però permesso allo stesso tempo di influenzarci creando delle verosimiglianze, così ben costruite, tali per cui realtà e finzione vengano confuse.

Oggi la Tv è fonte di intrattenimento, ha sostituito i teatri, i cinema, i luoghi di incontro e gli eventi collettivi, trasformando questi ultimi in intrattenimento d’elite e la tv nel mezzo più accessibile e immediato per il cittadino medio, quasi eliminando del tutto dal palinsesto i programmi dedicati alla cultura e all’informazione (forse perchè l’audience è quella che fa guadagnare più della qualità del servizio conferito).

E' tutto frutto di un copione, eppure risulta reale ai nostri occhi. Lo spettacolo al quale assistiamo risulta così vero che per lo spettatore diventa la realtà, l’unica realtà, quella che è deciso che venga mostrata. Nulla sfugge alla spettacolarizzazione e quando tutto è spettacolo viene meno intuitivo distinguere realtà e apparenza.


Con internet e l’avvento del 5g, quello che oggi viene chiamato "internet delle cose", dove tutto si connette e le informazioni viaggiano su frequenze così veloci che viene quasi del tutto azzerata l’attesa nel caricamento, non abbiamo più la facoltà di riflettere, oppressi e schiacciati da una mole di informazioni che è troppo importante per la capacità naturale del nostro cervello di elaborare e recepire i contenuti.

Ad oggi non abbiamo tempo di reazione dopo la lettura di un articolo, che quasi le notizie si spazzano via a vicenda, vittime inconsapevoli dell’overload informativo nel mondo del digitale.


Questo ci ha portato a non avere memoria di tutto quello che leggiamo o sentiamo, ma a ricordarci di quelle notizie comunicate in modo sensazionale, che ci colpiscono di più.

Non è più il contenuto che ci interessa ma il modo nel quale ci viene proposto che ci resta impresso e dunque stimola la nostra memoria ogni qualvolta cerchiamo di “riesumarlo”.

Il digitale, sta creando una crescente virtualizzazione del reale, portando ad una perdita di consistenza dell'esistente che ci sta trasportando nell’oblio di un metaverso impalpabile.


I mezzi di comunicazione di massa mancano del rispetto dei principi e delle regole basilari per offrire una buona informazione, lasciando che domini uno scarso rispetto e attenzione alle esigenze dell'ascoltatore, che viene considerato come un target da raggiungere.

Coloro che fanno della comunicazione il loro mestiere possono scegliere di comunicare bene o male.

Una buona comunicazione si fonda sull’etica. Comunicare in modo efficace significa ispirarsi a valori quali: CONSAPEVOLEZZA, RESPONSABILITA’, RISPETTO e ASCOLTO.


Da questi pilastri, basilari per l’etica della comunicazione, scaturiscono le seguenti domande:


Che cosa sto facendo? Come lo sto facendo? Spinto da quale istanza? E per quale scopo? Che cosa debbo fare? Perché lo faccio o lo debbo fare? Che senso ha il mio agire?


Rispondendo a queste domande possiamo capire se quello che stiamo facendo ha una valenza etica.

La manipolazione della realtà, la sovrabbondanza delle informazioni, la mercificazione delle notizie mettono in secondo piano il criterio dell’utilità e della condivisione.


Al giorno d’oggi emerge questa esigenza di ridare etica all’interno di quelli che sono i metodi informativi di cui ci serviamo per reperire ogni giorno informazioni.


Il compito dell'etica della comunicazione consiste nel fondare in termini filosofici ciò che può essere detto "buono" in senso morale e di motivare all'adozione dei comportamenti comunicativi che lo promuovono.

Questo ci innesca autonomamente a elaborare un'etica della comunicazione come disciplina filosofica, il cui fine è di riappropriarci delle nostre responsabilità.


Oggi anche all’interno dell’ambito politico vengono sacrificati l'obiettività, la correttezza, la verità; escamotage utilizzato anche dai media, che dovrebbero invece rispondere all'opinione pubblica, soprattutto i giornalisti che dell’inchiesta e della battaglia per essere obiettivi narratori di fatti dovrebbero essere paladini. Così l'informazione rischia di essere subordinata alle esigenze della propaganda.


Un altro aspetto importante da sottolineare è la differenza tra verità e veridicità, la verità si contraddistingue per corrispondenza tra ciò che dico e ciò che risulta, la veridicità, invece, tra ciò che è il mio pensiero e ciò che dico.


Titoli ad effetto, contenuti copiati e incollati dal giornale che per primo ha fatto uscire la notizia, senza un controllo delle fonti, senza darsi il tempo di verificare se ciò che viene divulgato sia vero o meno; per molti “giornalisti” diventa tutta una corsa a chi emette per primo la notizia sensazionale che potrebbe non esserlo ad un occhio attento.

Notizie politiche date come per effettive mentre la legge ancora non è stata varata, tante parole e troppa poca sostanza, mancanza di oggettività e responsabilità permettono la divulgazione di contenuti di favore e opinioni personali. Un insieme di di sbagli che i recettori del messaggio pagano caro. Quanto menzionato troppo spesso accade e crea, all'interno della società, disorientamento e perdita di affidabilità nei mezzi di comunicazione, con la grave conseguenza di non essere più capaci di distinguere notizie reali e concrete da puri fraintendimenti o mala informazione.


Si propaga un’informazione volta, quasi, a cancellare la varietà di opinioni, cercando di divulgare un’unica narrativa comune, usando talvolta cattive pratiche relazionali che vergono a screditare in tutti i modi chi non si schiera dalla parte della voce narrativa.


Abbiamo bisogno di un cambiamento all’interno della nostra società, perchè abbiamo perso il concetto che stava alla base.


Se già riuscissimo a mettere in pratica alcuni accorgimenti non così banali, si potrebbe risolvere in parte un problema che attanaglia quest’era e che è comune a tutti… dai miei coetanei che sono cresciuti con la possibilità di ampliare i propri orizzonti dalla maggiore età, ai più giovani (una fascia ancora troppo sensibile e ultimo step per il jackpot) che ancora non sanno difendersi dalle manipolazioni, a chi è nato in un'era diversa dove le cose si risolvevano faccia a faccia e ora si evitano gli sguardi e li si dirigono altrove.


Stiamo cercando di evolvere il nostro pensiero?

E’ necessario abbandonare ciò che per noi non funziona o che addirittura rema contro le nostre intenzioni; quei canali controproducenti che cercano di stimolare in noi paure, tristezze, disagi (compensando poi con una successione di varie ore di trasmissione di contenuti ironici e troppo superficiali) che non fanno altro che dirottare la nostra concentrazione, la nostra lucidità e la nostra capacità di pensare in maniera creativa e fuori dagli schemi imposti.


Liberandoci della cattiva comunicazione sarà più agile districarsi trai meandri del vero e dell’incorretto.

Spegnete le tv, le radio… Molte persone tengono aperti questi canali per avere compagnia, ma inconsciamente anche se non stiamo ascoltando davvero le parole dette, il nostro cervello assimila tutto, sostituite le “lagne” con della musica, non tutti sanno che le frequenze musicali curano non solo il nostro cervello ma anche il nostro corpo, apportando benefici.


Cercate la vera cultura nei libri, pensate siano demodè?

Per quanto io ami la carta che "canta", l’evoluzione non sta nell’aver solo trasferito in digitale le parole, nel poter portarsi dietro una mole di scelta di letture che prima era impossibile, l’evoluzione è soprattutto nei contenuti, nel linguaggio che non è lo stesso del passato, nei ragionamenti che rendono ancora oggi nel 2022 il libro il metodo migliore per imparare, ragionare, riflettere, allenare il nostro cervello e pensate che bastano sei minuti di lettura in silenzio per rallentare la frequenza cardiaca e la tensione muscolare, con un abbassamento dei livelli di stress del 68%, superando in questo altre attività come passeggiare (42%), sorseggiare un tè (54%) o ascoltare musica (61%).


Cercate informazioni con criterio di logica.

Non accontentatevi di scorrere argomenti propinati da terzi, eseguire una ricerca che porti a un risultato quantomeno soddisfacente richiede più tentativi, prima di credere di sapere bisogna scremare tra le varie “versioni dei fatti” che incontriamo sul web e cercare di comprendere se quanto detto torna nella nostra logica di pensiero. Ovviamente cercate fonti quantomeno esperte, non solo definite tali da meriti inconsistenti. Acquisirete consapevolezza e sicurezza di ciò che conoscete col tempo, il tutto a vostro vantaggio con un aumento dell’autostima e un calo dello stato di depressione , purtroppo, dilagante.


Mi piacerebbe elargire consigli di fiducia, li riserbo per il prossimo articolo però… in quest’occasione “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” scrutate le persone che vi narrano vicende, i gesti, le espressioni, ascoltate ogni parola pronunciata, il tono della voce, la sicurezza/insicurezza, le emozioni che vi vengono trasmesse, cercate di comprendere l’orizzonte più in là del vostro sguardo, verificate non una, ma dieci volte se avete dei dubbi o delle domande a cui non trovate risposta.

Se qualcosa vi risulta poco chiaro, provate anche ricerche su canali internazionali, le ricerche in inglese spesso trovano risultati più attinenti ed esaustivi, c’è sempre l’opzione traduci in italiano, nel caso vi risulti incomprensibile la lingua della pagina.


Infine, cercate sempre di avere un quadro generale delle cose, non date per scontato che una notizia sia fine a se stessa, tutto è interconnesso, pro e contro possono manifestarsi in qualsiasi settore anche non direttamente collegato.


Be open, be wise, be human!


Siete già open, wise & human? Adottate già una comunicazione etica? Cliccate qui potreste trovare un posto in un Villaggio particolare, lo definiamo Saggio ma è fatto di persone comuni che cercano di salvare il mondo a suon di parole, parole definite dalla forma del nostro agire.


​Box Autrice

​Simona Marchesi

Conseguo il diploma di Ragioneria nel 2014. Dopo cinque anni di lavoro subordinato, in vari settori, chiudo alle mie spalle la porta del conformismo lavorativo per partire verso nuovi orizzonti.

In tre anni, viaggiando per l’Europa come lavoratrice stagionale in agricoltura, lascio che la natura torni a ispirare la mia vita; cercando di riconnettere alla mia mente il mio corpo.

Scrittura, lettura, disegno, progettazione, costruzione e comunicazione sono la mia passione, lo studio e la tanta curiosità mi aiutano a tenermi sempre attiva sul fronte.

Villaggio Saggio mi da l’opportunità di confrontarmi con un pubblico Saggio, osservarne le reazioni, discutere insieme argomenti da diversi punti di vista e crescere, grazie al rapporto con una comunità ancora più grande (per la prima volta per me, digitale).

Sarà un’ ardua sfida, forse la più grande, quella di creare insieme a voi una community.



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